Le questioni del sesso e della sua biologia, superando il confine del privato, si rendono materia plasmabile dalla storia per merito di strumenti culturali come il pudore. Entrando in tal modo, per questioni a loro estranee, entro gli strutturati ambiti dell'etica, si vedono governate da elementi delle culture societarie come il divieto, le formule regolamentarie, e l'individuazione di elementi di forza come i tabù. Viene posta la domanda basilare attraverso cui noi non siamo solo animalità, e l'argomento della riproduzione della specie ha implicato dentro questa storia la coercizione sociale del controllo del piacere. L'atto sessuale da naturato si trasforma in codice, dove la pornografia si sostituisce al reale assurgendo a paradigma dell'immaginario collettivo, il conflitto tra i corpi la perenne redenzione dalla paura dell'alterità.
Questo ciclo di foto non penetra dentro la pelle, come aveva fatto il corpo è cavo; ne resta fuori e tenta di raccontare il corpo nel perdurare dell'eccitazione, attraverso zone erogene e genitali narrati come il diario involontario e innocente di un testimone inesperto, che oscilla tra scoperta e coscienza, godimento e riproduzione del piacere.
È un racconto breve, come quelli che si possono fare sul proprio giardino segreto, gli affetti scomparsi, la paura del buio, la gioia di avere un figlio.
Il potente paradosso del potere evocativo delle immagini ci spinge a vedere e a supporre figure in movimento, attori di un amplesso che, solo apparentemente, sembra venga compiuto davanti ai nostri occhi. Ancora una volta alla nostra mente la facoltà di essere corpo alla stregua degli altri organi vitali e inconsci; la libertà di essere la zona erogena per eccellenza del nostro essere sociale.
Gianluca Lombardo