Gianluca
Lombardo

Nascere è descritto come un venire al mondo o venire alla luce. E sia.
Ma se questo venire alla luce fosse per un solo momento posto nella prospettiva del tempo, venire alla nitidezza abbagliante del mondo è solo uno degli stadi iniziali della sfocatura.
La sfocatura è una metafora attraverso la quale l'occhio prima, le lenti e gli obiettivi fotografici poi, possono descriverci l'opinione sulle cose, intendendo per opinione una deuteragonista (non antagonista) della verità. Ma a differenza di questa, l'opinione è provvista di sensi e prospettiva, olfatto, tatto e percezione del tempo. E l'opinione fa affondare le cose in un mare sempre più oscuro chiamato memoria. Alla memoria diamo voce, parole e sensi del tutto fittizi, scegliendo una versione che ci appaghi per sintesi e facilità. Venire al mondo comporta un progressivo affondamento nel tempo di tutti i dati che esperiamo crescendo. Assistiamo alla perdita di tutto, tranne che di un alone semplice e benigno che elenchi senza descrivere che chiamiamo ricordo.
In queste tele l'artista reinterpreta pittoricamente una foto che rappresenti un momento privato della sua vita, o un suo particolare. Traccia un disegno che replichi su grande scala il soggetto scelto, per poi farlo letteralmente cadere nel fondo bluastro e oscuro di un mare abissale. A queste opere è proibita la visione nitida dell'insieme. Per la loro particolare densità cromatica tendente ai toni gravi del blu, del verde, del bruno e del nero, riflettono moltissimo la luce ambiente rendendosi ostiche ad una visione nitida d'insieme. Quelle che sono qui presentate sono foto documentarie rese possibili da elaborazioni realizzate con sistemi di fotoritocco, ma che non corrispondono alle reali condizioni di percezione dell'opera. Non possono perciò essere molto illuminate e nella penombra ci appaiono come baratri su un'indistinta notte. Osservarle significa nuotare, muoversi muniti di santa pazienza per scoprire un frammento perdendone un altro. È nella loro natura il nascondimento e l'ostinazione che ne consegue per la lettura. Ai fruitori non resta che simulare una specie di speleologia al lume di una torcia difettosa e intermittente. O un'immersione crepuscolare senza maschera.
Troppo spesso dimentichiamo che nasciamo quasi ciechi per vedere meglio il volto di nostra madre, e, se abbiamo la fortuna di invecchiare, che moriamo con lo stesso dono.